Mais: raccolta anticipata per una campagna già difficilissima
Temperature elevate accompagnate da forte vento e assenza quasi totale di precipitazioni a partire da aprile. Sono questi gli ingredienti della crisi produttiva dei seminativi, dal sorgo al mais, che si stanno iniziando a raccogliere proprio in questi giorni nel ferrarese, con almeno dieci giorni di anticipo sul calendario.
Il GIE – Gruppo di Interesse Economico Cereali di Cia-Agricoltori Italiani Ferrara sta valutando i primi dati produttivi e le cifre confermano le stime al ribasso dei mesi scorsi, con cali fino al 40% rispetto alle annate precedenti, una percentuale che rischia di aumentare. Condizioni climatiche che rendono la coltivazione del mais quasi “controproducente” e lo dimostrano anche i dati diffusi durante la “Giornata del Mais 2021”. La superficie italiana – che si concentra per l’85% tra Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto e Piemonte – è passata, infatti, dal milione e 200mila del 2005 ai poco più che 600mila nel 2021.
“Per comprendere la crisi produttiva dei seminativi primaverili basta guardare la quantità di precipitazioni cadute da aprile nel Basso Ferrarese, dove si concentra la produzione di mais del territorio: 20 mm di media – spiegano i produttori Cia del GIE -. E parliamo di pioggia scesa a macchia di leopardo, due millimetri alla volta, che non è riuscita minimamente a soddisfare le esigenze vegetative delle colture. Certo l’acqua per l’irrigazione non è mai mancata perché garantita dai Consorzi di Bonifica e chi ha irrigato è riuscito a compensare, ma solo in parte. Perché con 40 gradi e un vento bollente che soffia costantemente, anche l’irrigazione non può fare miracoli e poi comporta un consistente aumento dei costi di produzione. In questi giorni i primi produttori che hanno raccolto il mais – ma anche per il sorgo i cali sono evidenti – stanno dunque riscontrando una preoccupante mancanza di granella, che in alcuni casi provoca gap produttivi che arrivano a -60/70%, ben al di sopra delle stime. Anche chi ha deciso di conferire per uso energetico sta avendo un’amara sorpresa, perché la scarsità della grana rende il mais poco performante e viene pagato meno del previsto o addirittura respinto. Una situazione grave per noi produttori che continuiamo a investire in una coltura importante per la nostra Regione: sono quasi 100.000 gli ettari coltivati in Emilia-Romagna e, nonostante le difficoltà degli ultimi anni dovuti anche alla massiccia presenza di micotossine, il mais rimane essenziale per le filiere zootecniche e agro-energetiche.
Una possibile soluzione – conclude il GIE Cereali – è quella di studiare varietà che riescano a dare rese soddisfacenti in condizioni climatiche più estreme, come quelle che ormai caratterizzano il nostro territorio. Come per molti altri prodotti agricoli, solo una politica di sostegno più consistente anche attraverso la nuova Pac e un massiccio investimento in ricerca scientifica e varietale può “salvare” davvero i redditi degli agricoltori e il nostro settore agricolo d’eccellenza”.